Chi sono (e chi saranno) gli americani

federico bosco
5 min readJul 30, 2019

L’elezione di Donald Trump, un americano di origini chiaramente tedesche che ha adottato una postura ostile con la Germania, ha riportato all’attenzione un dato acquisito anche se per lo più ignorato: la maggior parte della popolazione americana di origine europea ha antenati tedeschi. Una nutrita presenza di German-American largamente presente in quell’America profonda di cui Trump si è fatto portavoce.

Un ricorso storico che accende molte suggestioni. Il dato proviene dagli ultimi due rapporti del Census Bureau, quelli del 2000 e del 2010 (si fa ogni 10 anni). Secondo quanto rilevato nel censimento, il 15,5% degli americani è di origini tedesche (47.901.779 milioni su 309,349,689), seguiti da quelli con origini irlandesi (11,2%), inglesi (8,4%), americane (6,5%), italiane (5,6%), polacche (3,1%) e così via. A prima vista, i fatti sembrano incontestabili, un’evidenza che smentisce l’idea di un’America prevalentemente anglosassone. Le cose però sono più complesse di così.

Tanto per cominciare, la maggior parte degli americani di oggi ha radici diverse, sono pochi gli americani di origine europea con un albero genealogico composto da una sola nazionalità. Quindi, anche quegli americani con un cognome tedesco (ovviamente anglicizzato) da generazioni, probabilmente hanno anche antenati di altre nazionalitàà europee. Per esempio, lo stesso Donald Trump, un German-American dall’albero genealogico tedesco quasi impeccabile, è però figlio di una scozzese. Quindi, è sia un German-American che uno Scottish-American.

Per capire come si definisce quella che in USA chiamano Ancestry, bisogna stabilire in base a che cosa il Census Bureau stabilisce l’origine ancestrale degli americani. Si tratta di un questionario con risposta libera, dove alla voce Ancestry ci si può attribuire quel che si vuole senza che nessuno controlli niente. In teoria, un americano bianco che si chiama “Antonio Bonetti” potrebbe definirsi “tedesco”, “svedese” o anche “cinese” senza che nessuno abbia qualcosa da ridire. È un’autodeterminazione del tutto personale, una persona con più di un’origine tenderà a definire se stesso in base all’origine che sente più vicina, più forte.

Per esempio, l’attore Sylvester Stallone viene visto da tutti come un Italian-American per via del cognome e delle origini del padre, è un’icona degli italoamericani. La madre però ha origini francesi, ucraine ed ebraiche. Nessuno ha mai identificato Stallone come a un attore americano di origini francesi, eppure è così. Questo spiega anche la presenza così numerosa di persone che si definiscono Irish-American, una comunità che si contraddistingue per un’identità molto forte e orgogliosa, che spesso viene trasmessa alle generazioni successive sovrastando le altre.

Un’altra domanda da porsi quindi è quanti americani abbiano sia antenati tedeschi che inglesi, irlandesi, o altro ancora. I dati non danno questa risposta. Nelle prime colonie britanniche in America la maggior parte degli abitanti era inglese, i tedeschi (molti) sono arrivati dopo. È facile immaginare che molti di questi hanno messo su famiglia con persone dalle origini diverse, dando vita a quel melting-pot che ha fatto la storia del paese. Perciò è facile pensare che tanti German-American sono potenzialmente anche English-American che si sentono culturalmente più legati alle origini tedesche, e viceversa.

Poi c’è chi si definisce semplicemente American, di chi si tratta? Non sono gli indiani d’America (i.e. Native–American, appunto), ma americani che si sentono prima di tutto americani. Non a caso li trovi soprattutto nelle contee del sud ex-schiavista, a contrapporre la loro identità a quella degli Afro-American. Storicamente la maggior parte degli abitanti bianchi di quelle colonie era di origine inglese, scozzese e irlandese — in particolare negli Appalachi — ma ciò nonostante, oggi si definiscono semplicemente American.

Anche sugli Afro-American vale la pena fare una riflessione. Per ragioni identitarie legate alla storia di sfruttamento e discriminazione subita dagli africani in America — una separazione che persiste sotto altre forme — anche gli americani mixed-race tendono a definirsi Afro-American. C’è un’infinità di persone che anche se ha due o tre parenti bianchi su quattro viene comunque percepita come Afro-American per via dell’aspetto fisico. Per esempio, la madre di Barack Obama aveva origini inglesi, scozzesi e tedesche. Obama potrebbe definirsi English-American o German-American, non ci sarebbe niente di inappropriato.

La morale della storia è che nell’America di oggi, dopo così tante generazioni, soprattutto per quel che riguarda i White-American, l’assimilazione è pressoché totale e sono tutti, semplicemente, americani. Ripercorrere le radici è sicuramente interessante, ma questo concetto di Ancestry ha un valore più culturale che etnico, ci dice più cose di quello che c’è nelle menti che nel sangue. Discorso diverso invece per il più controverso concetto di Race, che in Europa respingiamo completamente ma in America è utilizzato e dichiarato esplicitamente anche nei documenti. Non c’è dubbio che gli Afro-American sono totalmente americani, esponenti della cultura e dell’identità statunitense del passato e del presente, ma è altrettanto vero che essere un Afro-American oggi è ancora una cosa molto diversa rispetto all’essere un White-American. Lo stesso discorso vale sempre di più anche per messicani e ispanici, il gruppo etnico che ha ormai superato gli afroamericani e che presenta sfide del tutto nuove per quella macchina assimilatrice che è l’America.

In fondo è proprio questa una delle sfide più importanti per il futuro degli Stati Uniti. Il cambiamento demografico ormai scritto nel destino del paese: già nel 2027 i bianchi saranno minoranza tra gli under 29, poi toccherà anche alle altri classi d’età. Secondo le proiezioni statistiche del Brookings Institution, i White-American diventeranno maggioranza relativa (quindi una minoranza), nel 2045, anno in cui saranno il 49,7% della popolazione. Dopodiché, la tendenza andrà avanti. Le proiezioni demografiche promettono quindi un futuro “post-europeo” della popolazione americana, un futuro in cui i White-American smetteranno di essere maggioranza assoluta per diventare maggioranza relativa. Riusciranno a diventare tutti americani senza dar vita a una conflittualità esasperata tra americani di origine europea e non europea?

Le premesse non sono buone. In seguito a una polemica politica come tante altre, Trump ha insultato le deputate Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib, Ayanna Pressley e Ilhan Omar, dicendogli di tornarsene nei loro brutti paese d’origine. Le quattro deputate della Camera dei rappresentanti non sono White-American, ma di queste, solo Ilhan Omar è nata fuori dagli Stati Uniti, somala naturalizzata statunitense (il che non la rende meno americana), mentre le altre sono tutte americane di prima generazione. Le origini non europee non le fanno sentire meno americane rispetto agli americani di origine europea.

Eppure, la loro identità viene pubblicamente offesa e contestata addirittura dal Presidente. L’atteggiamento di Trump rispecchia un sentimento di ostilità molto presente nell’America profonda, un risentimento sempre meno nascosto e sempre più pericoloso.

Articolo per il Centro Studi Geopolitica — 30 luglio 2019

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